domenica 21 agosto 2011

LETTERA APERTA A TUTTI I COLLEGHI GIORNALISTI ITALIANI

LETTERA APERTA A TUTTI I COLLEGHI GIORNALISTI ITALIANI di Mara Bottini In tutti i 360 km² della Striscia di Gaza si succedono i bombardamenti di elicotteri Apache, Droni e cacciabombardieri F16. israeliani che si aggiungono ai cannoneggiamenti dal mare. L'offensiva lanciata da Israele dopo l'attentato di Eliat – immediatamente scattata senza aprire alcuna inchiesta sui reali responsabili – colpisce i civili: solo il primo giorno, 3 i bambini morti su 9 persone.11, 13, 2 anni i piccoli angeli schiacciati da un odio più grande di loro. Con l'unico peccato – mortale – di esser nati gazawi. Oggi sabato 20 agosto 2011 alle ore 11 locali le vittime confermate dagli ospedali sono oltre 40. Da Facebook a Twitter, i giovani palestinesi della striscia più martoriata del Medio Oriente chiedono umanità, stanchi di essere prigionieri 1, 2, 3, 4 volte. Ostaggi delle divisioni/corruzioni/politiche dei loro Governi. Fatah e Hamas. Della ferrea volontà del Governo dei falchi israeliano,che persegue un sistema di Apartheid in tutti i Territori Palestinesi. E che a Gaza opera un vero genocidio. Continuo, implacabile, passivamente accettato dal mondo. Il segretario generale dell'ONU Ban-Ki-Moon ha espresso sdegno. Come se bastasse a salvare le vite di persone innocenti, costrette a scrutare il cielo in attesa di capire dove colpirà la prossima bomba, quale amico, moglie, sorella, figlio, fratello, cugino ucciderà. La conta dei morti aumenta di ora in ora. Dall'altro ieri alle 17 l'attacco non è mai cessato: si sposta da Gaza City a Rafah, da Khan Yunis a Deir al Bahal fino ai confini con il Sinai, dove sono stati uccisi anche soldati egiziani. Lascia dietro di sé cadaveri di persone già disperate. Già provate dall'operazione Piombo Fuso del 2008-2009. La campagna militare delle Forze Armate Israeliane doveva colpire i miliziani islamisti di Hamas saliti al potere dopo le "libere" elezioni volute da USA e Israele. Che Hamas ha pensato bene di "santificare" con un bagno di sangue di civili dissenzienti e militanti di Al Fatah (500 morti in un solo giorno, neanche gli israeliani vantano un tal successo). Invece  ha falcidiato più di 2.500 persone - tra cui centinaia di bambini, migliaia di civili inermi e qualche (solo qualche) miliziano. Il 6 gennaio i carri armati israeliani hanno sparato due colpi contro una scuola dell'ONU nel campo profughi di Jabalya utilizzata come rifugio dalla popolazione dalla furia dei combattimenti tra Hamas e l'esercito israeliano. 30 morti e 55 feriti solo in questo attacco. Fortunatamente durante tutto Piombo Fuso, gli israeliani uccisi dai razzi Qassam sono stati 4 in totale. 16 le vittime degli ultimi anni. Morti importanti, da rispettare e onorare. Come da onorare sono i 2500 caduti palestinesi. Oggi i Gazawi temono una nuova campagna, atterriti si chiedono quando cesserà l'ennesimo massacro.I nipoti dei sopravvissuti dell'Olocausto usano la stessa tragica matematica dei nazisti. Ma la centuplicano: 1 israeliano morto  significa 100 cadaveri palestinesi. L'1 a 10 tedesco è superato.Vorrei poteste vedere i visi, leggere i commenti su social network e siti, ascoltare il susseguirsi dei nomi di morti e feriti, di luoghi attaccati e palazzi crollati. Invece non potete. Nessun giornalista italiano può testimoniare quello che accade dentro la città-prigione. Vittorio Arrigoni è morto e Gaza è più sola.Sappiate però che nella Striscia coraggiosi e quasi sempre gratis, agiscono reporter, fotografi, videomaker, giornalisti. CNN, BBC, Al Jazeera, Reuters collaborano con loro.E pubblicano notizie verificate alla fonte.L'Italia tace. Gli articoli hanno la certezza dei numeri forniti dagli israeliani, la debolezza dei "si dice" e dei "dati non confermati" che riempie ogni articolo senza conferme ha la flebile voce palestinese.Più spesso c'è solo il loro silenzio di morte.Ci sono, contattate i colleghi. Non solo tutti parziali, non sono tutti hamaisti, o terroristi: il pregiudizio comune non vi spinga, cari colleghi giornalisti,  a dimenticare l'obbiettività. L'umanità.Parlate per favore un linguaggio che non sia il solito, straziante monologo dettato da Israele.Allego telefoni, indirizzi di posta elettronica, link di siti. Indagate. Fate il vostro lavoro.Ricordate il valore della nostra professione.Basta guardare: video, foto, dichiarazioni mediche. Già dalle immagini potrete vedere bimbi straziati, abbrustoliti – letteralmente -  da armi non convenzionali e proibite dalla legislazione internazionale come le bombe al fosforo bianco.Guardare e scrivete. Per favore.Contribuite a far cessare lo sterminio. Provate a guardare quelle facce stravolte, quella carne lacerata, carbonizzata, violentata. Dopo io credo, potrete pubblicare articoli più imparziali di quelli pieni di ignoranza che funestano in questi giorni web e carta stampata.Ieri l'ANSA citava i morti di Erat, scordando che ai 6 caduti israeliani già se ne erano aggiunti 5 da Gaza. Oggi un post di Rainews http://www.rainews24.it/it/news.php?newsid=155690&utm_source=Rainews24+via+twitterfeed&utm_medium=twitter&utm_campaign=newsriporta le dichiarazioni di Hamas che considerano rotta la tregua con Israele stabilita nel 2009, riporta numeri e dichiarazioni di morti israeliani. Non cita nemmeno uno dei 40 gazawi uccisi dalle forze armate israeliane: da quel pezzullo si deduce che Hamas attacchi Israele, nulla a indicare che Gaza da 3 giorni è bombardata da mattina a notte fonda. E che dopo una breve sospensione all'alba, ricominciano i tuoni delle bombe e i suoni disperati delle ambulanze.Questa informazione univoca deve finire. Ne va della nostra professione.Nessun distinguo: sono tutti vittime e carnefici. Palestinesi e israeliani: come insegna Albert Camus l'uno si trasforma nell'altro durante l'asprezza di una guerra. Nessuna presa di posizione contro gli uni per gli altri.Solo la richiesta di usare l'umanità che solo una verità approfondita determina, di saper guardare la differenza tra Popolo e Governo.Le parole possono essere paragonate ai raggi X; usate a dovere, attraversano ogni cosa. Leggi, e ti trapassano. Aldous Huxley IL MONDO NUOVO.Ecco. Siate i raggi x di questo conflitto. Raggi x anziché fotocopie.Perché ora i media italiani non pubblicano analisi e approfondimenti bilaterali, scrivono le parole di una sola parte offesa. Dimenticando che questa è anche parte in causa. Una parte belligerante, attiva si: di Droni, Apache, F16. Attivamente omicida verso i civili così come lo è Hamas. Fortunatamente a oggi sono 10 le vittime israeliane tra soldati e cittadini. Sui 40 morti palestinesi, solo 3 i miliziani.Lo squilibrio inizia dalle vostre penne incerte. Aiutate Gaza e i Gazawi. Non Hamas. Il Popolo palestinese. Il popolo della Striscia. Gente, persone, non terroristi.Aiutateli ritrovando l'equanimità persa.  I pregiudizi di cui sono vittime li uccidono ogni volta.Come scrive Vittorio Arrigoni sul libro Gaza Restiamo Umani, se ognuno di noi fosse solo per un minuto al giorno palestinese così come i nostri nonni sono stati ebrei, non ci sarebbe questa strage impunita e inascoltata.L'Europa ha combattuto Hitler e Mussolini. Italiani comuni e partigiani hanno combattuto nazismo e fascismo. La tragedia dei campi di sterminio è tra le più drammatiche e tra le più documentate della storia.Oggi si ripete la discriminazione razziale, oggi la Striscia di Gaza è un lager a cielo aperto. Che non può liberarsi di nessuno dei suoi aguzzini. Non del proprio Governo di Hamas, che impone un vero Stato di Polizia. Non delle persecuzioni israeliane, che falcidiano vittime inermi. Non del silenzio assordante del mondo che pare non considerarli umani.RIEPILOGOA 6 ORE FAGaza Hospitals Announces The State of Extreme Emergency In Gaza CityAnd the Final Outcome For the Past Hour Is :1- Five Raids On Center Gaza City .. And Two On Khanyounis City.2- One Martyr " 13-y Old " And 12 Injuries, In the Attack Of Abu-Samra Home.3- Two Martyrs In The Attack Of Anssar Building.4- Abu-Samra Home Was Totally Destroyed.5- Anssar Building, Arafat Police Academy and Al-Muntada Building Were poorly Damaged.ORA SI AGGIUNGE LA 9 VITTIMA Mohammed Enaya, 22, just killed by israeli missiles not in Gaza but .. Eastern Zeitoun from DanmikeE nel mentre scrivevo questo pezzo, che non ha certo la velleità di essere un articolo, è arrivato il NUMERO 10. Era un uomo che percorreva la strada con la sua motocicletta a nord della Striscia.Due i bambini feriti, nel tempo di mezz'ora. Uno ha perso le gambe.PER UN TOTALE A ORA DI 10 MORTI E 23 FERITI GRAVI.Ma questa conta è superata: oggi sabato 20 agosto 2011 alle ore 11 locali le vittime confermate dagli ospedali sono oltre 40.SE VOLETE FOTO E NOTIZIE, ALLEGO I NOMI DI 2 GIORNALISTI DI GAZA.SE VI BASTANO LE VELINE DEL GOVERNO ISRAELIANO, LASCIO A VOI IL CONFRONTO CON LA VOSTRA ETICA PROFESSIONALEAbed Enen giornalista, Rafah mail alllove.ab@hotmail.comSameh Ramadanjournalist - TranslatorGaza Strips_ramadaan@yahoo.com00970597211162Mohammed Omer@Mogaza su TwitterProfile: Chicago/Gaza, Mohammed Omer (1984)is a Palestinian journalist. reporting for several media outlets, including the Washington Report http://en.wikipedia.org/wiki/Mohammed_Omer http://rafahtoday.orgIL suo ultimo rapporto 8 ore fa: "Gaza in the last 24 hours:15 killed, 44 injured. among them 11 children, 10 women, and 3 elderly. Israel F16s are hovering on low altitudes"Link e siti:- su TWITTER le parole chiave da digitare per trovare i blogger palestinesi (scrivono in inglese, sperano che la loro voce venga ascoltata) sono #ProtectGaza #Gaza #PrayforGaza- su Facebook basta facciate la ricerca con GAZA, chi è giornalista lo scrive già nelle note introduttive.- su Internet, oltre alla nota http://www.maannews.net/eng/ViewPage.aspx?DID=GAZche non è aggiornata di minuto in minuto (solo twitter dà questo vantaggio),c'è il blog http://electronicintifada.netquello dei Gaza Youth Breaks Out (GYBO) http://gazaybo.wordpress.com/gruppo di giovani gazawi che si sono riuniti per urlare in 2 manifesti-dichiarazione (online) il loro sdegno, la stanchezza di essere giovani in un mondo di morte.Da non perdere le parole dell'avvocato e attivista per i diritti umani inglese Julia Churley  http://juliachurley.blogspot.com/ che condive le sorti dei gazawi con amore grande e disinteressatoAltri siti: http://occupiedpalestine.wordpress.comhttp://english.aljazeera.net/news/middleeast/2011/08/2011820649Grazie. Mara Bottini[http://a4.sphotos.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-snc6/206278_1916154034460_1560260949_2006091_2651959_n.jpg]Quando muore uno di noi. occhi e anima di tutti gli altri.[http://a8.sphotos.ak.fbcdn.net/hphotos-ak-ash4/306249_2264437581331_1560260949_2386790_7478650_n.jpg]
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domenica 10 luglio 2011

Il Titanic-Italia verso la tempesta perfetta

Alla fine ce l'hanno fatta! I capitani coraggiosi che per quasi vent'anni si sono alternati alla guida del Paese sono finalmente riusciti a portarci a un passo dalla tempesta perfetta. Ancora un piccolo sforzo e, forse già lunedì mattina con la riapertura delle borse, la nave Italia si trasformerà in un Titanic dal destino quasi ineluttabile.

Una menzione speciale va perciò al premier Silvio Berlusconi, che proprio oggi ha visto riconoscere da una sentenza civile di appello, ciò che tutti sapevano, ma che quasi tutti facevano finta di non vedere.

Lo straordinario imprenditore che dal niente è diventato uno degli uomini più ricchi del pianeta deve buona parte delle sue fortune alle tangenti. E se adesso si riparla di quelle versate dall'avvocato Cesare Previti ai giudici di Roma in modo che il suo cliente e amico potesse impadronirsi della Mondadori, scippandola a Carlo De Benedetti, bisogna ricordare che l'elenco delle mazzette Fininvest è ben più corposo.

Ci sono quelle allungate dall'ex manager e attuale parlamentare Salvatore Sciascia per addolcire gli accertamenti della Guardia di Finanza. Ci sono quelle, da molti miliardi di lire, bonificate estero su estero a Bettino Craxi. E c'è quella da 600.000 dollari intascata dal legale inglese David Mills per dire il falso e salvare Berlusconi dalle condanne penali.

Una lista impressionante (e incompleta) utile per comprendere ciò che è accaduto, e sta accadendo, all'Italia. Berlusconi, il leader del centrodestra che ora piange falsamente miseria e protesta assieme a quasi tutto il suo partito, ha selezionato una classe dirigente fatta a sua immagine e somiglianza. Un gruppo di figuri bravi soprattutto ad arricchirsi e spingere tutti gli altri (noi) verso il baratro.

Mentre il presidente del Consiglio viene condannato a sborsare  mezzo miliardo di euro come risarcimento per la rapina perpetrata sulla Mondadori, nel suo governo e nella sua maggioranza siedono frotte di pregiudicati, di imputati, di prescritti e di ladri di varia specie. Venerdì il responsabile dell'Agricoltura, Saverio Romano, nominato ministro nonostante le indagini in corso, si è ritrovato imputato per fatti di mafia. Il giorno prima Marco Milanese, il braccio destro del ministro dell'Economia Giulio Tremonti, aveva ( con poca sorpresa) scoperto di essere destinatario di una richiesta di arresto per tangenti e associazione per delinquere.

Tremonti, che gli aveva di fatto delegato il compito di tenere i rapporti con la Guardia di Finanza e quello di sovrintendere alle nomine nelle società partecipate dal Tesoro, lo aveva mantenuto al suo posto sebbene sapesse da sei mesi di cosa era accusato. Il fatto poi che il responsabile dell'Economia abitasse in una casa pagata da Milanese 8.500 euro al mese e che la sua portavoce fosse la compagna dello stesso Milanese, deve spingere a una riflessione: o Tremonti è un uomo poco intelligente incapace di scegliersi i collaboratori (e perciò non può continuare a fare il ministro) o ha qualcosa da nascondere.

Continuare a far finta che questo quadro – al quale vanno aggiunte le storie dei vari Fitto, Berruti e compagnia cantante – non c'entri con la rincorsa che il Paese sta facendo per raggiungere la Grecia, é da stupidi. Prendersela con i cosiddetti mercati, maledire gli speculatori, è da ipocriti.

In tempi di crisi economica la credibilità delle classi dirigenti è fondamentale. Sostenere che gente del genere possa mettere la faccia su una manovra economica in grado di rassicure gli investitori esteri e di ristabilire un po' di giustizia sociale in Italia, è da incoscienti.

Certo, inutile nasconderlo, anche guardando dall'altra parte, nelle fila della cosiddetta opposizione, spesso c'è poco da stare allegri. Quella che stiamo vivendo è una crisi di sistema. Del nostro sistema politico di cui Berlusconi è solo il piu visibile, ma non unico, campione.

La lettura dei giornali ci fa intuire come l'Italia sia a un passo dallo scoperchiare una nuova tangentopoli. Le varie fondazioni di cui si sono dotati molti sedicenti leader a partire dagli anni Novanta si stanno rivelando semplicemente degli schermi per tentare di nascondere, in maniera formalmente legale, finanziamenti di dubbia provenienza e, forse, vere e proprie tangenti. Lo insegnano sia il caso Pronzato, il responsabile dei trasporti aerei del Pd, che incassava denaro da imprenditori interessati a ottenere rotte dall'Enac, sia il caso Milanese.

Il parallelismo tra le due vicende è evidente. Chi, secondo l'accusa, pagava Pronzato versava anche soldi – con finanziamenti registrati, ma non pubblici – alla fondazione Italiani Europei che fa capo a Massimo D'Alema. Chi invece dava barche sottocosto a Milanese per ottenere nomine all'Enav foraggiava pure la Fondazione Casa delle Libertà.

Se si tiene conto che le fondazioni sono decine e decine e che in qualche caso alla testa di esse si trovano personaggi già condannati in Mani Pulite o coinvolti in altre indagini sulla pubblica amministrazione, ecco che il sospetto di trovarsi davanti a un metodo di sottogoverno diventa fortissimo. Anche perché i nomi dei finanziatori delle fondazioni vengono mantenuti riservati, invocando senza imbarazzo alcuno (lo ha fatto proprio D'Alema) le leggi sulla privacy.

E' il lato oscuro della Casta. E' il non detto di un'oligarchia inefficiente e costosa che a volte si palesa votando contro l'abolizione delle provincie (o astenendosi). E altre volte si mostra approvando leggi finanziarie che colpiscono solo i piccoli risparmiatori e rimandano di anni ogni riduzione dei costi della politica.

Imprecare, disperarsi, tentare di raggiungere in massa le scialuppe di salvataggio del Titanic-Italia, però non serve. La tempesta è brutta è vero. Ma fortunatamente non è ancora perfetta. Meglio che i passeggeri comincino a spiegare con calma a tutti che cosa sta accadendo. E che si organizzino per cambiare ciurma e comandante. Invertire la rotta ancora si può, lo dimostra quello che è successo a Napoli e Milano. Ma bisogna farlo in fretta. Prima che sia troppo tardi.

Di Peter Gomez | Il Fatto Quotidiano


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martedì 5 luglio 2011

La pecora sarda rischia l'estinzione?

Nella terra Sarda si scopre che la crisi penalizza tutti i settori e la pastorizia ne risente anche più degli altri.
Nonostante le proteste del Movimento Pastori Sardi condotto da Felice Floris, non si vedono dei cambiamenti all'orizzonte, anzi con la proposta della finanziaria di Tremonti si salvano gli allevatori delle quote latte amici di Umberto (padre della Trota).
Nel frattempo il prezzo del latte di pecora è fermo a 0,65 €/l e con gli aumenti che continuano ad arrivare sui vari fronti i nostri pastori sono costretti a svendere le greggi e chi ha qualche euro nel "porcellino in terracotta" del figlio può comprare un tipo di pecora chiamato "Assaf" incrocio tra una razza Israeliana e una Olandese che ha le capacità di poter produrre il triplo del latte, ma l'allarme arriva dal Dott. Pulina docente di zootecnica all'università di Sassari che si preoccupa non solo per il paesaggio e la biodiversità ma anche per le produzioni tipiche come il pecorino sardo che non si capirebbe più con quale latte verrebbe trasformato.
La continua macellazione sta cancellando intere greggi nelle colline dove "il Pastore" è l'unico guardiano di un territorio che la natura ci ha regalato.
Per cercare di risparmiare si sta cercando di lasciare spente le mungitrici elettriche assumendo giovani Rumeni o Moldavi che per pochi euro stanno sostituendo la manodopera locale che non resiste a vedere un sogno che diventa un incubo senza che le istituzioni facciano nulla per evitarlo!

Personalmente auguro ai nostri Pastori di resistere e di continuare nella lotta, i Sardi sono con Voi!

Alexander Scano

L'articolo originale da cui ho attinto nomi e dati è di Umberto Cocco di Sardegna24.net del 5/7/11


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sabato 25 giugno 2011

Risparmi dall' Eolico

L' European Wind Energy Association (EWEA).

Che sottolinea come, alla luce del disastro di Fukushima e del trend di crescita dei prezzi dei combustibili fossili, l'energia eolica giochi un ruolo sempre più significativo all'interno del mix energetico.

Secondo l'EWEA, ad esempio, entro il 2015, la crescita dell'eolico farà risparmiare 23,7 miliardi di euro di costi di carburanti, così ripartiti: 15,1 miliardi di carbone, 6,4 miliardi di gas e 1,7 miliardi di petrolio.

Dilatando lo scenario al 2020, il risparmio sui costi sale addirittura a 87 miliardi: 46 di carbone, 27 di gas, 10 di petrolio e 4 di biomasse.

L'EWEA basa queste stime su una crescita moderata dell'eolico, con 460 GW di potenza eolica complessivamente installata entro il 2015.

Il ritmo di crescita dell'energia dal vento ha fatto finora segnare i seguenti valori: 60 GW nel 2005, 120 GW nel 2008 e 200 GW nel 2010.
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mercoledì 22 giugno 2011

Parco eolico

No al mega parco eolico a Villacidro (Sardegna)

italia | ambiente e territorio | analisi

Villacidro è il capoluogo della minuscola provincia del Medio Campidano, in Sardegna. E' il capoluogo più povero d'Italia. Approfittando di questa povertà, si sta progettando l'apertura di un mega parco eolico nella zona industriale comrpesa tra Villacidro e San Gavino (paese distante 10 km). La nuova amministrazione di centro-sinistra, che quando stava all'opposizione si era dichiarata contraria, adesso che è al governo appare più possibilista. Tutta si sta facendo in silenzio, senza che i cittadini vengano informati in alcun modo. Lunica controinformazione la si fa sul web, dove molti cittadini villacidresi intervengono per esprimere il loro sdegno di fronte a quello che appare come il solito furto colonialista (le aziende interessate al parco sono guarda caso aziende del Nord Italia). Proponiamo la lettura di questo interessante articolo:

http://www.villacidro.info/2011/06/i-numeri-dell%E2%80%99eolico-una-scomoda-verita/

 

Partecipare alla conferenza di servizio del 6 Giugno a S.Gavino tenuta dalla Medio Campidano Eolica è stato a tratti umiliante e offensivo"

I tecnici incaricati dalla società sembravano i primi conquistatori europei che in terra americana incantavano gli aborigeni locali con specchietti e perline di vetro.  I portavoce dell'impresa ci mostravano campi agricoli desolati, canali di bonifica infestati dalle erbacce, raccontavano, mentendo, dei binari ferroviari della zona industriale come di opere private non impiegate da anni e costruite a solo scopo speculativo. Si proponevano di ripristinare qualche canale di bonifica della cui manutenzione dovrebbe invece occuparsi l'apposito consorzio al quale tutti i proprietari terrieri già pagano annualmente le bollette. Facevano capire, senza dirlo a chiare lettere, che col parco eolico tutto sarebbe cambiato in meglio.
Non una simulazione grafica sul risultato estetico del parco è stata mostrata, col chiaro intento di nascondere l'effetto finale dell'opera che la società si vuole apprestare a realizzare.
 Sconcertante è stato l'accanimento dei proprietari terrieri in difesa dell'osso che temevano gli venisse scippato; per non parlare della difesa strenua al progetto da parte degli amministratori del comune di S.Gavino, che con la scusa della crisi e della povertà, dei terreni agricoli oramai devastati e senza valore, giustificavano le concessioni. Solo l'intervento del rappresentante regionale, che ha specificato che l'autorizzazione al parco passa proprio attraverso il dato economico, ci ha consentito di scoprire quanto valgono quegli aerogeneratori da 3MW, alti fino a 170 metri all'apice della pala. È stato allora evidente la ragione del tentativo di occultare o manipolare i dati.

Questi i numeri per ogni aerogeneratore:

l'installazione di un aerogeneratore da 3MW, comprese le infrastrutture costa tra i 3 e i 4,5 milioni di euro;

il ricavo tra certificati verdi è incentivi è di circa 1.000.000 di euro all'anno, ovvero l'opera si ripaga in quattro, cinque anni e il contratto di fornitura dura 30 anni;

al proprietario terriero vanno 6000 euro all'anno, cioè lo 0,6% del ricavato;

l'amministrazione comunale percepisce un massimo del 3% sul ricavato, ovvero un massimo di 30.000 euro all'anno;

Lo smantellamento di questi giganti alla scadenza dei 30 anni è garantito da una fidejussione bancaria che, come la miniera di Furtei insegna, non è garanzia di alcunché. Non è prevista poi la demolizione della piattaforma di cemento, il che significa che 127 blocchi di diverse decine di metri cubi ciascuno rimarranno perennemente interrati nel suolo.

La Sardegna già produce energia elettrica in eccesso. Tre cavidotti della potenza complessiva di circa 1300MW la collegano alla penisola per smaltire l'eccesso elettrico prodotto in loco. Nel 2009 la Sardegna ha prodotto oltre 13.150 GWH di corrente a fronte di un consumo di 11.809 GWH.

Se prendiamo in considerazione tutte le richieste di nuove installazioni che inondano le amministrazioni comunali, si capisce come la nostra regione sia diventata una sorta di terra di conquista.
E nel resto dell'Italia i numeri dicono che la potenza installata è superiore ai 100 GW, cioè di gran lunga maggiore di quella richiesta. Dalla relazione annuale pubblicata dal sito della Terna, riportiamo: "..nel luglio 2010 si è per ora raggiunto provvisoriamente un massimo pari a 56,425 GW." e ancora "..per la copertura del carico massimo nel 2020 si stima adeguato un fabbisogno di generazione disponibile di circa 90 GW."

In altre parole, l'Italia è autonoma dal punto di vista del fabbisogno sia in termini di potenza installata che di energia producibile nel corso dell'anno. Il black out del 2007 non si dovette alla poca potenza disponibile quanto all'inadeguatezza della rete elettrica italiana. L'Italia acquista energia elettrica dall'estero perché le conviene in quanto le centrali nucleari da cui attinge devono produrre a ritmo constante mentre le termoelettriche possono essere modulate. Quindi di notte, quando i consumi elettrici calano, paesi come la Francia sono costretti a cedere energia a prezzi irrisori. L'Italia può a questo punto ridurre la produzione nazionale e rifornirsi dall'estero a tariffe vantaggiose.

Ne risulta che l'installazione degli impianti di produzione di energia alternativa non ha lo scopo di sostituire gradualmente quelli a combustibili fossili. Infatti non esiste un piano energetico sia nazionale che regionale che lo preveda. Succede quindi che buona parte dell'energia prodotta da fonti energetiche alternative viene immessa inutilmente in rete a solo scopo lucrativo. E da un articolo pubblicato su Il Messaggero del 10.11.2010 a opera di Nino Cirillo, risulta che nel solo 2008 il Governo italiano ha sborsato 1.230 milioni in certificati verdi, pagati grazie all'addizionale sulla bolletta, e che la metà di questa somma è stata spesa per rimborsare un "eccesso di offerta". E ancora, sempre nel solo 2008 i sussidi erogati sono stati pari a 2,3 miliardi di euro.

Per concludere, ben vengano gli impianti di produzione di energia da fonti alternative, ma la cui realizzazione ricada all'interno di validi piani energetici nazionali, regionali e provinciali, che individuino le reali esigenze elettriche nazionali e le previsioni di consumo future; realizzino una mappa delle produzioni e dei consumi affinché le fonti di produzione siano dislocate quanto più possibile vicine a quelle utilizzo; prevedano un intervento serio di razionalizzazione dei consumi e un piano di razionalizzazione delle rete elettrica nazionale, per evitare perdite nel trasporto elettrico e disfunzioni o black out come quello del 2007; ricorrano alla differenziazione della produzione elettrica attraverso fotovoltaico, eolico, idroelettrico, geotermico e biomasse; agevolino la microproduzione in loco e la costruzione di reti intelligenti per la loro gestione a livello cittadino; incentivino l'efficienza energetica negli edifici, nelle industrie e nei trasporti; avviino la graduale sostituzione delle centrali a combustibile fossile con quelle a energia alternativa.

Ricordiamo che in Sardegna ci sono tre centrali termoelettriche e per nessuna è previsto un ridimensionamento o sostituzione: Macchiareddu che grazie alla voce "derivati" sfrutta gli incentivi per bruciare scarti di lavorazione del petrolio per cui dovrebbe pagare ingenti costi di smaltimento, Portovesme, per la quale da oltre un decennio si sta portando avanti un progetto di potenziamento dell'impianto per bruciare il carbone sardo e Portotorres.

L'eolico in Sardegna può rappresentare una fonte di risanamento e rilancio economico oltreché sociale, in quanto i benefici economici derivanti dalla produzione energetica possono essere reinvestiti per favorire il recupero delle attività economiche tradizionali, il finanziamento delle scuole e della ricerca, il recupero ambientale del territorio.

Il vento, come il sole, l'acqua e l'aria non possono essere oggetto di speculazione privata. La gestione delle risorse va regolamentata e, soprattutto, va fatta secondo una logica di sfruttamento razionale e rispetto ambientale. L'evoluzione tecnologica e la crescita economica devono servire ad alleggerire il carico di lavoro a favore di una maggiore disponibilità di tempo libero per l'individuo e le sue attività sociali. La qualità della vita intesa come tempo libero da dedicare a se stessi e agli altri, le garanzie sociali rappresentate dai diritti al lavoro, alla sanità, all'istruzione e alla cultura, il senso civico e la coesione sociale devono rappresentare le nostre priorità.
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domenica 29 maggio 2011

Orologio "Eole"

L'eolico impiegato per far funzionare l'originale orologio Eole

L'eolico viene impiegato per far funzionare l'originale orologio Eole. Si tratta di un orologio innovativo e molto particolare, in grado di sfruttare tutte le opportunità offerte dall'energia pulita, la quale, non causando inquinamento, può essere utilizzata per promuovere un adeguato sviluppo sostenibile. Le ecoenergie, in particolare l'energia solare e l'energia eolica , rappresentano dei punti di riferimento, sui quali contare per promuovere la sostenibilità ambientale in vista di un mondo più vivibile. E quindi perché dire no ad un orologio ecosostenibile?

Eole non necessita di batterie per funzionare. Per attivare il meccanismo, non dobbiamo fare altro che soffiare sul quadrante e immediatamente ci verrà mostrata l'ora esatta. In pratica dobbiamo generare energia eolica mediante il nostro soffio e l'orologio, che apparentemente sembra spento, si attiverà. Facile no? E, se vogliamo, anche un'idea piuttosto simpatica da tenere in considerazione da parte di coloro che vogliono dare un concreto contributo alla salvaguardia dell'ambiente, partendo dai piccoli comportamenti ecosostenibili della vita quotidiana.

Si tratta di piccole definizioni e regole per vivere a impatto zero. L'orologio ecologico si avvale di un'elica che lo circonda ed è in grado di mettere in moto un meccanismo che ci fa visualizzare, oltre all'ora, anche la data, la sveglia e il meteo.

L'energia eolica è una fonte di elettricità super-ecologica, ma, come ci mostra questo orologio a basso impatto ambientale , diventa anche il punto di partenza per piccoli dispositivi molto utili. Le nuove stime di crescita dell'energia eolica per il 2011 indicano un andamento che fa ben sperare in termini di impatto ambientale ridotto.

Da: http://www.ecoo.it/video/


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Il Micro idroelettrico

Ecco il micro-idroelettrico

La generazione di energia elettrica mediante impianti idroelettrici rimane, molti decenni dopo la sua introduzione, uno dei capisaldi dell'energia rinnovabile.

E se un grande impianto alpino può alimentare un'intera regione, una turbina, un motore elettromagnetico e una caduta d'acqua sono sufficienti ad alimentare una piccola comunità.

La natura del motore elettromagnetico in questione è ampiamente discutibile – se è vero che molte aziende offrono motori a immersione sviluppati ad hoc, è anche vero che in condizioni di emergenza è possibile arrangiarsi e comunque ottenere risultati apprezzabili: un motore di lavatrice, opportunamente dotato di un'elica fissata al piantone, e sistemato sopra ad una condotta di acqua, può produrre fino a 3 kilowatt – sufficienti per alimentare una abitazione in occidente, o un piccolo centro abitato in un paese in via di sviluppo (dove sarebbe sufficiente a fornire luce elettrica ed energia per un paio di macchine da officina).

Allo stato attuale, impianti micro-idroelettrici sviluppati con materiali di recupero e un abbondante impiego di bricolage rappresentano la fonte principale di energia elettrica in Sri-Lanka e in Sud-Est Asiatico, in vaste aree nella catena del Himalaya e lungo la cordigliera Andina, e nella Cina rurale (dove il numero effettivo di impianti è risultato finora impossibile da censire).

Con una vecchia lavatrice, il cambio di una bicicletta e pochi metri di tubazioni e cavi elettrici, è possibile trasformare radicalmente l'economia di un villaggio, modificare (in meglio) la vita di una mezza dozzina di nuclei familiari – un'idea che negli anni passati è stata sfruttata ampiamente, e inaspettatamente, dalle forze armate americane di stanza in Afghanistan.

Una piccola centrale micro-idro, messa in piedi in un weekend da un gruppo di genieri, è il classico "segno di buona volontà"nei confronti di piccoli insediamenti, e svolge una molteplicità di funzioni. Incidendo sull'economia della comunità, un piccolo impianto non solo migliora le condizioni generali di vita della popolazione, ma contribuisce a renderla indipendente da fonti esterne di sostentamento, spesso nell'area himalayana legate alla produzione di stupefacenti.

E la gestione della centrale, affidata a personale locale dopo un bre addestramento, comporta lo sviluppo di competenze spendibili.

Al valore solidamente propagandistico dell'operazione, che induibbiamente mira ad umanizzare le forze di occupazione e instaurare un rapporto di comunicazione con i locali, si associa un autentico cambiamento in positivo. Più difficoltosa – forse perché non supportata dalle forze armate americane – l'adozione di impianti micro-idroelettrici nei paesi industrializzati, dove le basse quantità di energia prodotta non sono sufficienti a sostenere gli elevatissimi consumi di un nucleo familiare.

Il micro-idroelettrico rimane una risorsa per situazioni particolari - l'outback australiano o le foreste di conifere del Canada – ma stenta a prendere piede anche in nazioni, come l'Italia, nelle quali l'elevata disponibilità di acqua corrente si associa al grande numero di piccoli insediamenti rurali o montani che potrebbero, con questo strumento, rendersi indipendenti dalla rete elettrica nazionale.
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