Notizie
domenica 21 agosto 2011
LETTERA APERTA A TUTTI I COLLEGHI GIORNALISTI ITALIANI
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domenica 10 luglio 2011
Il Titanic-Italia verso la tempesta perfetta
Una menzione speciale va perciò al premier Silvio Berlusconi, che proprio oggi ha visto riconoscere da una sentenza civile di appello, ciò che tutti sapevano, ma che quasi tutti facevano finta di non vedere.
Lo straordinario imprenditore che dal niente è diventato uno degli uomini più ricchi del pianeta deve buona parte delle sue fortune alle tangenti. E se adesso si riparla di quelle versate dall'avvocato Cesare Previti ai giudici di Roma in modo che il suo cliente e amico potesse impadronirsi della Mondadori, scippandola a Carlo De Benedetti, bisogna ricordare che l'elenco delle mazzette Fininvest è ben più corposo.
Ci sono quelle allungate dall'ex manager e attuale parlamentare Salvatore Sciascia per addolcire gli accertamenti della Guardia di Finanza. Ci sono quelle, da molti miliardi di lire, bonificate estero su estero a Bettino Craxi. E c'è quella da 600.000 dollari intascata dal legale inglese David Mills per dire il falso e salvare Berlusconi dalle condanne penali.
Una lista impressionante (e incompleta) utile per comprendere ciò che è accaduto, e sta accadendo, all'Italia. Berlusconi, il leader del centrodestra che ora piange falsamente miseria e protesta assieme a quasi tutto il suo partito, ha selezionato una classe dirigente fatta a sua immagine e somiglianza. Un gruppo di figuri bravi soprattutto ad arricchirsi e spingere tutti gli altri (noi) verso il baratro.
Mentre il presidente del Consiglio viene condannato a sborsare mezzo miliardo di euro come risarcimento per la rapina perpetrata sulla Mondadori, nel suo governo e nella sua maggioranza siedono frotte di pregiudicati, di imputati, di prescritti e di ladri di varia specie. Venerdì il responsabile dell'Agricoltura, Saverio Romano, nominato ministro nonostante le indagini in corso, si è ritrovato imputato per fatti di mafia. Il giorno prima Marco Milanese, il braccio destro del ministro dell'Economia Giulio Tremonti, aveva ( con poca sorpresa) scoperto di essere destinatario di una richiesta di arresto per tangenti e associazione per delinquere.
Tremonti, che gli aveva di fatto delegato il compito di tenere i rapporti con la Guardia di Finanza e quello di sovrintendere alle nomine nelle società partecipate dal Tesoro, lo aveva mantenuto al suo posto sebbene sapesse da sei mesi di cosa era accusato. Il fatto poi che il responsabile dell'Economia abitasse in una casa pagata da Milanese 8.500 euro al mese e che la sua portavoce fosse la compagna dello stesso Milanese, deve spingere a una riflessione: o Tremonti è un uomo poco intelligente incapace di scegliersi i collaboratori (e perciò non può continuare a fare il ministro) o ha qualcosa da nascondere.
Continuare a far finta che questo quadro – al quale vanno aggiunte le storie dei vari Fitto, Berruti e compagnia cantante – non c'entri con la rincorsa che il Paese sta facendo per raggiungere la Grecia, é da stupidi. Prendersela con i cosiddetti mercati, maledire gli speculatori, è da ipocriti.
In tempi di crisi economica la credibilità delle classi dirigenti è fondamentale. Sostenere che gente del genere possa mettere la faccia su una manovra economica in grado di rassicure gli investitori esteri e di ristabilire un po' di giustizia sociale in Italia, è da incoscienti.
Certo, inutile nasconderlo, anche guardando dall'altra parte, nelle fila della cosiddetta opposizione, spesso c'è poco da stare allegri. Quella che stiamo vivendo è una crisi di sistema. Del nostro sistema politico di cui Berlusconi è solo il piu visibile, ma non unico, campione.
La lettura dei giornali ci fa intuire come l'Italia sia a un passo dallo scoperchiare una nuova tangentopoli. Le varie fondazioni di cui si sono dotati molti sedicenti leader a partire dagli anni Novanta si stanno rivelando semplicemente degli schermi per tentare di nascondere, in maniera formalmente legale, finanziamenti di dubbia provenienza e, forse, vere e proprie tangenti. Lo insegnano sia il caso Pronzato, il responsabile dei trasporti aerei del Pd, che incassava denaro da imprenditori interessati a ottenere rotte dall'Enac, sia il caso Milanese.
Il parallelismo tra le due vicende è evidente. Chi, secondo l'accusa, pagava Pronzato versava anche soldi – con finanziamenti registrati, ma non pubblici – alla fondazione Italiani Europei che fa capo a Massimo D'Alema. Chi invece dava barche sottocosto a Milanese per ottenere nomine all'Enav foraggiava pure la Fondazione Casa delle Libertà.
Se si tiene conto che le fondazioni sono decine e decine e che in qualche caso alla testa di esse si trovano personaggi già condannati in Mani Pulite o coinvolti in altre indagini sulla pubblica amministrazione, ecco che il sospetto di trovarsi davanti a un metodo di sottogoverno diventa fortissimo. Anche perché i nomi dei finanziatori delle fondazioni vengono mantenuti riservati, invocando senza imbarazzo alcuno (lo ha fatto proprio D'Alema) le leggi sulla privacy.
E' il lato oscuro della Casta. E' il non detto di un'oligarchia inefficiente e costosa che a volte si palesa votando contro l'abolizione delle provincie (o astenendosi). E altre volte si mostra approvando leggi finanziarie che colpiscono solo i piccoli risparmiatori e rimandano di anni ogni riduzione dei costi della politica.
Imprecare, disperarsi, tentare di raggiungere in massa le scialuppe di salvataggio del Titanic-Italia, però non serve. La tempesta è brutta è vero. Ma fortunatamente non è ancora perfetta. Meglio che i passeggeri comincino a spiegare con calma a tutti che cosa sta accadendo. E che si organizzino per cambiare ciurma e comandante. Invertire la rotta ancora si può, lo dimostra quello che è successo a Napoli e Milano. Ma bisogna farlo in fretta. Prima che sia troppo tardi.
Di Peter Gomez | Il Fatto Quotidiano
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martedì 5 luglio 2011
La pecora sarda rischia l'estinzione?
Nonostante le proteste del Movimento Pastori Sardi condotto da Felice Floris, non si vedono dei cambiamenti all'orizzonte, anzi con la proposta della finanziaria di Tremonti si salvano gli allevatori delle quote latte amici di Umberto (padre della Trota).
Nel frattempo il prezzo del latte di pecora è fermo a 0,65 €/l e con gli aumenti che continuano ad arrivare sui vari fronti i nostri pastori sono costretti a svendere le greggi e chi ha qualche euro nel "porcellino in terracotta" del figlio può comprare un tipo di pecora chiamato "Assaf" incrocio tra una razza Israeliana e una Olandese che ha le capacità di poter produrre il triplo del latte, ma l'allarme arriva dal Dott. Pulina docente di zootecnica all'università di Sassari che si preoccupa non solo per il paesaggio e la biodiversità ma anche per le produzioni tipiche come il pecorino sardo che non si capirebbe più con quale latte verrebbe trasformato.
La continua macellazione sta cancellando intere greggi nelle colline dove "il Pastore" è l'unico guardiano di un territorio che la natura ci ha regalato.
Per cercare di risparmiare si sta cercando di lasciare spente le mungitrici elettriche assumendo giovani Rumeni o Moldavi che per pochi euro stanno sostituendo la manodopera locale che non resiste a vedere un sogno che diventa un incubo senza che le istituzioni facciano nulla per evitarlo!
Personalmente auguro ai nostri Pastori di resistere e di continuare nella lotta, i Sardi sono con Voi!
Alexander Scano
L'articolo originale da cui ho attinto nomi e dati è di Umberto Cocco di Sardegna24.net del 5/7/11
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sabato 25 giugno 2011
Risparmi dall' Eolico
Che sottolinea come, alla luce del disastro di Fukushima e del trend di crescita dei prezzi dei combustibili fossili, l'energia eolica giochi un ruolo sempre più significativo all'interno del mix energetico.
Secondo l'EWEA, ad esempio, entro il 2015, la crescita dell'eolico farà risparmiare 23,7 miliardi di euro di costi di carburanti, così ripartiti: 15,1 miliardi di carbone, 6,4 miliardi di gas e 1,7 miliardi di petrolio.
Dilatando lo scenario al 2020, il risparmio sui costi sale addirittura a 87 miliardi: 46 di carbone, 27 di gas, 10 di petrolio e 4 di biomasse.
L'EWEA basa queste stime su una crescita moderata dell'eolico, con 460 GW di potenza eolica complessivamente installata entro il 2015.
Il ritmo di crescita dell'energia dal vento ha fatto finora segnare i seguenti valori: 60 GW nel 2005, 120 GW nel 2008 e 200 GW nel 2010.
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mercoledì 22 giugno 2011
Parco eolico
italia | ambiente e territorio | analisi
Villacidro è il capoluogo della minuscola provincia del Medio Campidano, in Sardegna. E' il capoluogo più povero d'Italia. Approfittando di questa povertà, si sta progettando l'apertura di un mega parco eolico nella zona industriale comrpesa tra Villacidro e San Gavino (paese distante 10 km). La nuova amministrazione di centro-sinistra, che quando stava all'opposizione si era dichiarata contraria, adesso che è al governo appare più possibilista. Tutta si sta facendo in silenzio, senza che i cittadini vengano informati in alcun modo. Lunica controinformazione la si fa sul web, dove molti cittadini villacidresi intervengono per esprimere il loro sdegno di fronte a quello che appare come il solito furto colonialista (le aziende interessate al parco sono guarda caso aziende del Nord Italia). Proponiamo la lettura di questo interessante articolo:
http://www.villacidro.info/2011/06/i-numeri-dell%E2%80%99eolico-una-scomoda-verita/
Partecipare alla conferenza di servizio del 6 Giugno a S.Gavino tenuta dalla Medio Campidano Eolica è stato a tratti umiliante e offensivo"
I tecnici incaricati dalla società sembravano i primi conquistatori europei che in terra americana incantavano gli aborigeni locali con specchietti e perline di vetro. I portavoce dell'impresa ci mostravano campi agricoli desolati, canali di bonifica infestati dalle erbacce, raccontavano, mentendo, dei binari ferroviari della zona industriale come di opere private non impiegate da anni e costruite a solo scopo speculativo. Si proponevano di ripristinare qualche canale di bonifica della cui manutenzione dovrebbe invece occuparsi l'apposito consorzio al quale tutti i proprietari terrieri già pagano annualmente le bollette. Facevano capire, senza dirlo a chiare lettere, che col parco eolico tutto sarebbe cambiato in meglio.
Non una simulazione grafica sul risultato estetico del parco è stata mostrata, col chiaro intento di nascondere l'effetto finale dell'opera che la società si vuole apprestare a realizzare.
Sconcertante è stato l'accanimento dei proprietari terrieri in difesa dell'osso che temevano gli venisse scippato; per non parlare della difesa strenua al progetto da parte degli amministratori del comune di S.Gavino, che con la scusa della crisi e della povertà, dei terreni agricoli oramai devastati e senza valore, giustificavano le concessioni. Solo l'intervento del rappresentante regionale, che ha specificato che l'autorizzazione al parco passa proprio attraverso il dato economico, ci ha consentito di scoprire quanto valgono quegli aerogeneratori da 3MW, alti fino a 170 metri all'apice della pala. È stato allora evidente la ragione del tentativo di occultare o manipolare i dati.
Questi i numeri per ogni aerogeneratore:
l'installazione di un aerogeneratore da 3MW, comprese le infrastrutture costa tra i 3 e i 4,5 milioni di euro;
il ricavo tra certificati verdi è incentivi è di circa 1.000.000 di euro all'anno, ovvero l'opera si ripaga in quattro, cinque anni e il contratto di fornitura dura 30 anni;
al proprietario terriero vanno 6000 euro all'anno, cioè lo 0,6% del ricavato;
l'amministrazione comunale percepisce un massimo del 3% sul ricavato, ovvero un massimo di 30.000 euro all'anno;
Lo smantellamento di questi giganti alla scadenza dei 30 anni è garantito da una fidejussione bancaria che, come la miniera di Furtei insegna, non è garanzia di alcunché. Non è prevista poi la demolizione della piattaforma di cemento, il che significa che 127 blocchi di diverse decine di metri cubi ciascuno rimarranno perennemente interrati nel suolo.
La Sardegna già produce energia elettrica in eccesso. Tre cavidotti della potenza complessiva di circa 1300MW la collegano alla penisola per smaltire l'eccesso elettrico prodotto in loco. Nel 2009 la Sardegna ha prodotto oltre 13.150 GWH di corrente a fronte di un consumo di 11.809 GWH.
Se prendiamo in considerazione tutte le richieste di nuove installazioni che inondano le amministrazioni comunali, si capisce come la nostra regione sia diventata una sorta di terra di conquista. E nel resto dell'Italia i numeri dicono che la potenza installata è superiore ai 100 GW, cioè di gran lunga maggiore di quella richiesta. Dalla relazione annuale pubblicata dal sito della Terna, riportiamo: "..nel luglio 2010 si è per ora raggiunto provvisoriamente un massimo pari a 56,425 GW." e ancora "..per la copertura del carico massimo nel 2020 si stima adeguato un fabbisogno di generazione disponibile di circa 90 GW."
In altre parole, l'Italia è autonoma dal punto di vista del fabbisogno sia in termini di potenza installata che di energia producibile nel corso dell'anno. Il black out del 2007 non si dovette alla poca potenza disponibile quanto all'inadeguatezza della rete elettrica italiana. L'Italia acquista energia elettrica dall'estero perché le conviene in quanto le centrali nucleari da cui attinge devono produrre a ritmo constante mentre le termoelettriche possono essere modulate. Quindi di notte, quando i consumi elettrici calano, paesi come la Francia sono costretti a cedere energia a prezzi irrisori. L'Italia può a questo punto ridurre la produzione nazionale e rifornirsi dall'estero a tariffe vantaggiose.
Ne risulta che l'installazione degli impianti di produzione di energia alternativa non ha lo scopo di sostituire gradualmente quelli a combustibili fossili. Infatti non esiste un piano energetico sia nazionale che regionale che lo preveda. Succede quindi che buona parte dell'energia prodotta da fonti energetiche alternative viene immessa inutilmente in rete a solo scopo lucrativo. E da un articolo pubblicato su Il Messaggero del 10.11.2010 a opera di Nino Cirillo, risulta che nel solo 2008 il Governo italiano ha sborsato 1.230 milioni in certificati verdi, pagati grazie all'addizionale sulla bolletta, e che la metà di questa somma è stata spesa per rimborsare un "eccesso di offerta". E ancora, sempre nel solo 2008 i sussidi erogati sono stati pari a 2,3 miliardi di euro.
Per concludere, ben vengano gli impianti di produzione di energia da fonti alternative, ma la cui realizzazione ricada all'interno di validi piani energetici nazionali, regionali e provinciali, che individuino le reali esigenze elettriche nazionali e le previsioni di consumo future; realizzino una mappa delle produzioni e dei consumi affinché le fonti di produzione siano dislocate quanto più possibile vicine a quelle utilizzo; prevedano un intervento serio di razionalizzazione dei consumi e un piano di razionalizzazione delle rete elettrica nazionale, per evitare perdite nel trasporto elettrico e disfunzioni o black out come quello del 2007; ricorrano alla differenziazione della produzione elettrica attraverso fotovoltaico, eolico, idroelettrico, geotermico e biomasse; agevolino la microproduzione in loco e la costruzione di reti intelligenti per la loro gestione a livello cittadino; incentivino l'efficienza energetica negli edifici, nelle industrie e nei trasporti; avviino la graduale sostituzione delle centrali a combustibile fossile con quelle a energia alternativa.
Ricordiamo che in Sardegna ci sono tre centrali termoelettriche e per nessuna è previsto un ridimensionamento o sostituzione: Macchiareddu che grazie alla voce "derivati" sfrutta gli incentivi per bruciare scarti di lavorazione del petrolio per cui dovrebbe pagare ingenti costi di smaltimento, Portovesme, per la quale da oltre un decennio si sta portando avanti un progetto di potenziamento dell'impianto per bruciare il carbone sardo e Portotorres. L'eolico in Sardegna può rappresentare una fonte di risanamento e rilancio economico oltreché sociale, in quanto i benefici economici derivanti dalla produzione energetica possono essere reinvestiti per favorire il recupero delle attività economiche tradizionali, il finanziamento delle scuole e della ricerca, il recupero ambientale del territorio.
Il vento, come il sole, l'acqua e l'aria non possono essere oggetto di speculazione privata. La gestione delle risorse va regolamentata e, soprattutto, va fatta secondo una logica di sfruttamento razionale e rispetto ambientale. L'evoluzione tecnologica e la crescita economica devono servire ad alleggerire il carico di lavoro a favore di una maggiore disponibilità di tempo libero per l'individuo e le sue attività sociali. La qualità della vita intesa come tempo libero da dedicare a se stessi e agli altri, le garanzie sociali rappresentate dai diritti al lavoro, alla sanità, all'istruzione e alla cultura, il senso civico e la coesione sociale devono rappresentare le nostre priorità.
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domenica 29 maggio 2011
Orologio "Eole"
L'eolico viene impiegato per far funzionare l'originale orologio Eole. Si tratta di un orologio innovativo e molto particolare, in grado di sfruttare tutte le opportunità offerte dall'energia pulita, la quale, non causando inquinamento, può essere utilizzata per promuovere un adeguato sviluppo sostenibile. Le ecoenergie, in particolare l'energia solare e l'energia eolica , rappresentano dei punti di riferimento, sui quali contare per promuovere la sostenibilità ambientale in vista di un mondo più vivibile. E quindi perché dire no ad un orologio ecosostenibile?
Eole non necessita di batterie per funzionare. Per attivare il meccanismo, non dobbiamo fare altro che soffiare sul quadrante e immediatamente ci verrà mostrata l'ora esatta. In pratica dobbiamo generare energia eolica mediante il nostro soffio e l'orologio, che apparentemente sembra spento, si attiverà. Facile no? E, se vogliamo, anche un'idea piuttosto simpatica da tenere in considerazione da parte di coloro che vogliono dare un concreto contributo alla salvaguardia dell'ambiente, partendo dai piccoli comportamenti ecosostenibili della vita quotidiana.
Si tratta di piccole definizioni e regole per vivere a impatto zero. L'orologio ecologico si avvale di un'elica che lo circonda ed è in grado di mettere in moto un meccanismo che ci fa visualizzare, oltre all'ora, anche la data, la sveglia e il meteo.
L'energia eolica è una fonte di elettricità super-ecologica, ma, come ci mostra questo orologio a basso impatto ambientale , diventa anche il punto di partenza per piccoli dispositivi molto utili. Le nuove stime di crescita dell'energia eolica per il 2011 indicano un andamento che fa ben sperare in termini di impatto ambientale ridotto.
Da: http://www.ecoo.it/video/
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Il Micro idroelettrico
La generazione di energia elettrica mediante impianti idroelettrici rimane, molti decenni dopo la sua introduzione, uno dei capisaldi dell'energia rinnovabile.
E se un grande impianto alpino può alimentare un'intera regione, una turbina, un motore elettromagnetico e una caduta d'acqua sono sufficienti ad alimentare una piccola comunità.
La natura del motore elettromagnetico in questione è ampiamente discutibile – se è vero che molte aziende offrono motori a immersione sviluppati ad hoc, è anche vero che in condizioni di emergenza è possibile arrangiarsi e comunque ottenere risultati apprezzabili: un motore di lavatrice, opportunamente dotato di un'elica fissata al piantone, e sistemato sopra ad una condotta di acqua, può produrre fino a 3 kilowatt – sufficienti per alimentare una abitazione in occidente, o un piccolo centro abitato in un paese in via di sviluppo (dove sarebbe sufficiente a fornire luce elettrica ed energia per un paio di macchine da officina).
Allo stato attuale, impianti micro-idroelettrici sviluppati con materiali di recupero e un abbondante impiego di bricolage rappresentano la fonte principale di energia elettrica in Sri-Lanka e in Sud-Est Asiatico, in vaste aree nella catena del Himalaya e lungo la cordigliera Andina, e nella Cina rurale (dove il numero effettivo di impianti è risultato finora impossibile da censire).
Con una vecchia lavatrice, il cambio di una bicicletta e pochi metri di tubazioni e cavi elettrici, è possibile trasformare radicalmente l'economia di un villaggio, modificare (in meglio) la vita di una mezza dozzina di nuclei familiari – un'idea che negli anni passati è stata sfruttata ampiamente, e inaspettatamente, dalle forze armate americane di stanza in Afghanistan.
Una piccola centrale micro-idro, messa in piedi in un weekend da un gruppo di genieri, è il classico "segno di buona volontà"nei confronti di piccoli insediamenti, e svolge una molteplicità di funzioni. Incidendo sull'economia della comunità, un piccolo impianto non solo migliora le condizioni generali di vita della popolazione, ma contribuisce a renderla indipendente da fonti esterne di sostentamento, spesso nell'area himalayana legate alla produzione di stupefacenti.
E la gestione della centrale, affidata a personale locale dopo un bre addestramento, comporta lo sviluppo di competenze spendibili.
Al valore solidamente propagandistico dell'operazione, che induibbiamente mira ad umanizzare le forze di occupazione e instaurare un rapporto di comunicazione con i locali, si associa un autentico cambiamento in positivo. Più difficoltosa – forse perché non supportata dalle forze armate americane – l'adozione di impianti micro-idroelettrici nei paesi industrializzati, dove le basse quantità di energia prodotta non sono sufficienti a sostenere gli elevatissimi consumi di un nucleo familiare.
Il micro-idroelettrico rimane una risorsa per situazioni particolari - l'outback australiano o le foreste di conifere del Canada – ma stenta a prendere piede anche in nazioni, come l'Italia, nelle quali l'elevata disponibilità di acqua corrente si associa al grande numero di piccoli insediamenti rurali o montani che potrebbero, con questo strumento, rendersi indipendenti dalla rete elettrica nazionale.
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